A rigor di logica, per chi nella vita segue
la Dottrina
Cattolica, indubbiamente la colpa c'è, anche perché
il settimo comandamento cita testualmente:
non rubare.
Vista così non ci sarebbe scampo, perché il
Padreterno non fa distinzioni tra ladro e derubato,
ma quello che ci preme
sottolineare è che se chi
ruba è un uomo, per lui c'è la punizione divina,
ma
non abbiamo notizia se, quando ruba lo Stato,
interviene qualche
Autorità Superiore a condannare
l'autore.
È vero che lo Stato non entra armato di
pistola nelle
case e fa razzia di quello che trova, ma è comunque
con
altre armi che perpetra lo stesso reato, tipo la
carta bollata o le
sentenze dei tribunali, tanto per
citarne alcune e senza andare ad
impantanarsi nella
melma dei tributi più o meno dovuti e sottratti a
piene
mani a chiunque abbia la sventura di capitargli
a tiro.
Lo Stato non fa distinzioni, dicevamo, e
quando
colpisce lo fa alla cieca, pur di mietere l'intero
raccolto.
Tutto questo per dire che la maggior parte
delle volte
riteniamo ingiuste alcune imposte governative
[ecco
perché si
chiamano così, n.d.r.] perché il nostro
sguardo
volge all'erba del vicino che, oltre a essere
più verde, molto spesso non
viene colpita dalla falce
dello Stato, soprattutto se il vicino ha le
"conoscenze" giuste.
Non sappiamo quanti peccano, ma continuiamo
a
pensare che rubare così comunque è un peccato che
non va confessato,
anche perché quando ruba lo
Stato a chi lo confessa?
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