Stando ai dati riportati da Heritage, il nostro Paese
avrebbe vissuto
una situazione socio-economica
alquanto ambigua e contraddittoria con un
miglioramento, seppur lieve, in quattro dei parametri
base stabiliti
dall'istituto di ricerca americano (libertà
d'impresa, libertà dal
fisco, libertà dalla corruzione e
libertà monetaria).
Si rileva, tuttavia, un inequivocabile
peggioramento
nel settore "libertà dallo Stato", che è attestata al
24,7% contro il 29,4% dell'anno passato.
Anche il parametro "libertà del lavoro"
(dal 74,5% del
2008 al 61,3% del 2009) costituisce un passo indietro
per
l'Italia.
Cị che balza subito all'occhio, nell'osservare la
classifica di
Heritage Foundation, è la miglior
posizione occupata, rispetto a noi, da
Paesi come il
Kirghizistan (74°), il Madagascar (73°), la Thailandia
(67°), la Romania (65°), l'Uganda (63°) e l'Albania
(62°).
Tuttavia, per onor di verità non ci si
pụ esimere
dall'effettuare una doverosa (e ovvia) precisazione.
La Heritage Foundation è un istituto
americano che,
all'interno del proprio sito
www.heritage.org
nel
paragrafo "Our mission", non nasconde di voler
"formulare
e promuovere politiche pubbliche
conservatrici basate sui principi della
libera impresa,
sul governo limitato
[testuale], sulla libertà
individuale, sui valori tradizionali americani e su una
forte difesa
nazionale [testuale]"...
Cosa si ricava da questo passo?
Sicuramente che l'Heritage è un istituto
politicamente schierato con i Repubblicani e che fa
propri i principi
neoliberisti e ultracapitalisti che
hanno tristemente caratterizzato gli
USA in questi
decenni.
Stando coś le cose, c'è da chiedersi
quanto i dati
proposti possano essere considerati attendibili.
Di certo il punto di vista da cui si
muove Heritage
Foundation non collima nel modo più assoluto con
la
nostra impostazione sociale ed economica basata
sulla socializzazione e
la nazionalizzazione delle
imprese, sulla valorizzazione delle piccole e
medie
attività.
La nostra visione delle cose non
contempla affatto la
"libertà" (se coś si pụ chiamare un concetto che
non ha nulla a che vedere con la libertà) assoluta del
privato e la
perdita delle funzioni di
regolamentazione economica riservate allo
Stato e ai
suoi rappresentanti.
È ovvio che in Italia esiste un problema economico
comune alla quasi
totalità della comunità
internazionale, ma non è altrettanto scontato
che tale
problema debba essere risolto eliminando quei
fondamentali
vincoli economico-sociali che
intercorrono tra Privato, Impresa e Stato.
La soluzione, semmai, deve concretizzarsi
seguendo
la strada del buon senso, nazionalizzando imprese e
banche
altrimenti destinate a un futuro fallimentare
per se stesse e dannoso
per i cittadini e lottando
affinché le risorse indispensabili e
inalienabili per il
nostro popolo rimangano pubbliche, a disposizione
di
ognuno di noi. |