Territorio

domenica 20 settembre 2009

   

 

                                   

 

                                   

 

 

 

Regione -

Sanità, tagliati servizi

lungodegenza

e riabilitazione

 

                                   

 

                                   

 

 

 

di Iris Novello

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

Le strutture che offrono i servizi di

lungodegenza e riabilitazione saranno

soggette a drastici tagli.

 

Lo ha deciso la Regione Lazio in vista

al risanamento del deficit finanziario

della Sanità Regionale già intrapreso

un anno fa con la riduzione di 1.953

posti letto per acuti in ospedali pubblici

e privati e con la riconversione delle

strutture con meno di 90 posti letto in

presidi territoriali.

   

 

                                   

 

                             

 

                                   

 

                         

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Il Piano, elaborato dodici mesi fa dal Presidente della

Regione Piero Marrazzo, prevedeva il taglio di 1.140

posti letto in 21 strutture private e 386 posti letto

negli ospedali pubblici di Amatrice e Magliano

Sabina in Provincia di Rieti, Acquapendente,

Montefiascone e Ronciglione in Pprovincia di

Viterbo, l'Ospedale di Priverno in Provincia di Latina,

lo "Spolverini" di Ariccia in Provincia di Roma e la

struttura di Ceccano in Provincia di Frosinone.

 

"La Regione Lazio sta ulteriormente indebolendo un

settore di servizi che è strategico per una sanità

moderna ed efficiente - ha dichiarato Stefano De

Lillo, senatore del PdL - quello della lungodegenza e

della riabilitazione.

 

 

Ultimo ad essere raggiunto da un decreto di chiusura

- ha informato De Lillo - è stato l'Istituto San Raffaele

di Montecompatri, dotato di 269 posti letto dedicati

alla riabilitazione neuromotoria, al quale

l'Amministrazione Regionale ha recapitato il 17

settembre un ordine di chiusura entro trenta giorni.

 

Se si tiene conto dei fattori oggettivi della notevole

domanda di servizi di lungodegenza - LAI e

riabilitazione - RAI, nonché delle potenzialità di

servizio e di sviluppo della struttura di

Montecompatri, la decisione di Marrazzo risulta

incomprensibile".

 

 

Le drastiche riduzioni del servizio sono scelte che si

scontrano con la specifica elaborazione statale del

disegno di legge in programma sulla regolazione

dell'assistenza ai malati in fase terminale.

 

"Nel momento in cui il Parlamento si impegna nel

riconoscere il diritto alla salute anche nelle

condizioni più estreme - ha concluso il medico-

senatore De Lillo - chiudere le strutture che offrono

assistenza nella lungodegenza e nella riabilitazione

significa rifiutare questa impostazione della Sanità,

che deve avere come primo obiettivo la tutela della

persona e della vita in ogni fase della sua esistenza."

 

 

Il Lazio è la Regione più indebitata, ma il disavanzo a

tutt'oggi risulta incomprensibile.

 

Infatti, se a fronte della spesa ci fosse la migliore

sanità del Paese, se il personale medico e

paramedico fosse incentivato economicamente e se

gli ospedali venissero ristrutturati e offrissero servizi

al top, non risulterebbe comunque giustificato, ma

almeno i motivi di fondo potrebbero renderlo

comprensibile.

 

 

Invece non è così.

 

Ancora oggi nel Lazio dobbiamo subire disservizi di

varia entità e consistenza, da anni si riducono posti

letto pubblici, si bloccano le spese correnti, non si

incentiva il lavoro, si tagliano stipendi o si ritarda

nell'adeguamento di nuovi contratti, non si

ristrutturano gli ospedali, i tempi di attesa non si

riducono e si rende difficile la vita dei malati.

 

Prima hanno avviato le famigerate cartolarizzazioni,

ovvero hanno indebitato le generazioni future, poi

hanno venduto le strutture ospedaliere.

 

 

Le voci degli Amministratori di turno tacciono in

merito ai disservizi, ma quando qualcuno protesta si

levano sussulti che hanno più il sapore del gioco al

rimbalzo che all'ammissione delle proprie

responsabilità.

 

Il Governatore Marrazzo ha attribuito il debito-

voragine alla Giunta precedente, ma la Corte dei

Conti dopo quattro anni è riuscita finalmente a

capire che la discesa economica della Sanità Laziale

è iniziata molto tempo fa, ancora prima del mandato

a Storace.

 

 

E allora la colpa del grosso buco nel quale è

precipitata la Sanità Regionale è degli ammalati e dei

loro familiari, perché sono i soliti creduloni che si

affidano a programmi, proclami e promesse.

 

Sempre più ridotti a pacchi postali perché costretti

ad intraprendere viaggi di andata e ritorno, agli

ammalati la politica attuale di certo ci pensa poco.