Bologna

mercoledì 12 agosto 2009

   

 

                                   

 

                                   

 

 

 

Lo sviluppo integrale

dell'Uomo in Benedetto XVI

 

                                   

 

                                   

 

 

 

di Elia Pirone

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

Leggere oggi la "Caritas in Veritate",

ultimo "parto intellettuale" di

Benedetto XVI, significa leggere

qualcosa di più di una semplice

proposta etica, un banale programma

politico, un tentativo di compendiare la

dottrina sociale della Chiesa nel terzo

millennio.

   

 

                                   

 

                             

 

                                   

 

                         

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La più recente Lettera Enciclica del Sommo

Pontefice rilancia schiettamente un sistema di vita,

un modus vivendi et operandi, da tempo relegato

nell'armadio che la distorta logica neocapitalista

dell'estremizzazione del profitto ha costruito

appositamente per "incatenare" tutte quelle idee che

pongano l'Uomo al centro e l'economia, la politica,

la tecnica al suo servizio.

 

Lo sviluppo integrale di tutto l'Uomo e di tutti gli

uomini - sostiene il Papa - non può più essere

rimandato a data da destinarsi, giacché ci troviamo

in presenza di un momento cruciale della storia

dell'umanità.

 

 

La globalizzazione, tematica che permea l'opera,

costituisce quell'input antropologico che fa scattare

la molla di un ripensamento delle odierne relazioni

interpersonali, dei rapporti uomo-società/società-

uomo, dei ruoli assegnati - spesso in chiave anti-

umana - ad ambiti sociali quali la tecnologia,

l'economia, la politica, la globalizzazione stessa.

 

Per cogliere appieno l'essenza filosofico-morale

dell'Enciclica è necessario leggere la citazione

biblica che il Papa stesso riporta nella

"Conclusione" della "Caritas in Veritate":

"Il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto

è vostro!

Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio"

(1 Cor 3, 22-23).

 

 

I versetti di cui sopra possono essere considerati

l'emblema dello spirito che anima questa fatica

letteraria del Vescovo di Roma:

un umanesimo nuovo, che pone l'uomo al centro

del mondo, nel rispetto e nella contemplazione del

Creatore, non è solo possibile ma indispensabile, se

si vuole davvero uscire dall'avvilente e arrogante

materialismo ottuso che ha reso gli uomini ciechi e li

ha portati a credere di essere autosufficienti,

autodeterminanti e padroni assoluti di ciò che li

circonda.

 

È necessario, dunque, porre fine all'illusione

dell'umana onnipotenza perché "l'umanesimo che

esclude Dio è un umanesimo disumano".

 

 

In quest'opera troviamo anche la classica

impostazione tanto cara al Pontefice, ossia quella

che vede Ragione e Fede unite in un fecondo

connubio finalizzato al corretto sviluppo umano.

 

"Astratta dal puro fare tecnico, la ragione senza la

fede è destinata a perdersi nell'illusione della propria

onnipotenza.

 

La fede senza la ragione, rischia l'estraniamento

dalla vita concreta delle persone".

 

 

Benedetto XVI è riuscito nella difficile impresa, in

ossequio all'assioma dell'unità inscindibile tra Fede

e Ragione, di dare alle stampe un'opera che, non

smarrendo mai - e come avremmo potuto dubitarne?

- la strada dell'insegnamento divino, si addentra

nelle più spinose tematiche, molte delle quali tuttora

irrisolte, dei nostri tempi.

 

 

Si parla di bioetica, vista con lo sguardo di una

Persona che ha ben chiaro il valore della vita e il

dovere morale di difenderla.

 

Si parla di aborto, di dignità della persona.

 

Si cerca di trovare una sintesi il più possibile ispirata

a canoni di giustizia circa il problema della

globalizzazione, la questione dell'identità smarrita,

l'ambiente, il nuovo ruolo etico delle imprese nonché

del consumatore, in favore del quale si teorizza la

crescita delle cooperative di consumo in difesa del

suo ruolo e della sua "responsabilità sociale".

 

 

Perché "un più incisivo ruolo dei consumatori,

quando non vengano manipolati essi stessi da

associazioni non veramente rappresentative, è

auspicabile come fattore di democrazia economica".

 

È un'opera che riconosce l'importanza della

"Populorum progressio" di Paolo VI, ma non manca

di citare Giovanni Paolo II.

 

 

Si tratta, in conclusione, di un'Enciclica che col

passare del tempo sarà destinata ad acquisire un

ruolo di primaria importanza all'interno dei

documenti concernenti la Dottrina Sociale della

Chiesa.

 

Non solo:

questa Enciclica, avendo carattere "integralmente

umano", è dunque, oltre che un pilastro intellettuale

della Chiesa, anche un documento che si presta

benissimo al dibattito inteso come fonte di crescita

morale per tutti coloro, cristiani e non, che vorranno

mettere in comunione il proprio pensiero - sia esso

più o meno vicino al messaggio della "Caritas in

Veritate" - con quello del Santo Padre.

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

   

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