Bracciano, Roma

mercoledì 8 luglio 2009

   

 

                                   

 

                                   

 

 

 

Saggezza, moralità,

cultura ed educazione dei

governanti:

siamo ancora lontani

2.400 anni luce

 

                                   

 

                                   

 

 

 

di Iris Novello

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

Ritratto di Socrate, probabile copia romana dell'originale dello

scultore e bronzista greco del IV sec aC Lisippo, esposto al Musée du

Louvre a Parigi

(Foto di repertorio)

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

La proposta di dividere in tre classi

sociali le funzioni dei cittadini, così

come lanciata da Socrate e trascritta ne

"La Repubblica" da Platone, oggi come

oggi nell'insieme sarebbe eccepibile,

ma analizzata nel particolare

assumerebbe un significato

legittimamente auspicabile.

   

 

                                   

 

                             

 

                                   

 

                         

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Lo Stato ideale, secondo il filosofo greco, richiede la

formazione della società suddivisa in tre distinte

categorie di cui fanno parte gli Artigiani, classe di

lavoratori e procacciatori di beni materiali, i

Guardiani, protettori dello Stato, e i Governanti,

persone in grado di gestire la Repubblica con

infinita saggezza ed alta moralità.

 

 

Platone nei suo scritti si sofferma particolarmente

sulla categoria dei Governanti ed evidenzia come

solo coloro che hanno raggiunto un alto livello di

educazione e conoscenza devono obbligatoriamente

prestare il proprio servizio nell'interesse della

comunità.

 

Grazie a questi punti fermi la gestione dello Stato

non corre il rischio di essere affidata ad individui

avidi di potere, ma viene consegnata nelle mani di

persone idonee a svolgere tale compito.

 

 

2.400 anni dopo, in Italia, i "saggi" che siedono in

Parlamento sono 945.

 

Ci possiamo davvero ritenere fortunati se pensiamo

che negli Stati Uniti, dove gli abitanti superano

numericamente 5 volte la nostra popolazione, i

parlamentari sono "solo" 540.

 

 

Certo i nostri non saranno tutte persone di elevata

moralità e capacità amministrativa, ma se sono

seduti lì qualche altra dote ce la devono pur avere,

considerato anche quanto spendiamo per affidarci al

loro buonsenso.

 

La politica in Italia costa 4 miliardi di euro all'anno,

1 miliardo viene impiegato solo per la Camera, siamo

dunque 10 volte più spendaccioni degli spagnoli e

questo, in termini di confronto socratiano, significa

che puntiamo molto sulla classe dirigente.

 

 

Anche al Quirinale non si scherza in fatto di

"investimenti", considerati i salati conti che vengono

mensilmente presentati alla comunità per le spese di

rappresentanza e per gli stipendi dei 2.158 lavoratori

(impiegati e militari).

 

Ma che ci faranno tutte queste persone all'interno

dell'abitazione del Presidente della Repubblica se a

Buckingham Palace ne bastano solo un quarto e se

alla Casa Bianca, residenza di un Presidente che

ricopre anche le funzioni di Capo del Governo, i

dipendenti sono circa 400, compresi cuochi,

giardinieri e stagiste.

 

 

Qua i casi sono due (anche perché sinceramente non

me ne vengono in mente altri):

o siamo un popolo eletto che finalmente sta

programmando l'indirizzo futuro dell'Italia per

conquistare il primato mondiale di efficienza in

campo sociale, economico e politico, oppure siamo

dei grandissimi "abbocconi" che si ingoiano di tutto

senza preoccuparsi di come funziona la di-gestione

del Paese.

 

Nella bella Italia gli eletti sono 150mila che si

avvalgono della consulenza di 278mila professionisti

- un esercito di persone delegate a far funzionare il

sistema Europa, Stato, Regione, Provincia, Comune,

Famiglia.

 

 

Già, famiglia, perché una società che si rispetti

(come la nostra) è improntata sulla famiglia (lo dice

anche la Costituzione all'Art. 29):

se poi un parlamentare ne ha due o tre poco conta,

l'importante è che vengano garantiti i principi

fondamentali, primo tra tutti quello dell'Italia

democratica fondata sul lavoro.

 

Ecco allora che i grandi saggi nostrani onorano le

direttive costituzionali incoraggiando l'assunzione di

padri, madri, mogli, mariti, figli e, soprattutto, nipoti

presso canali televisivi, testate giornalistiche, Enti

locali, ASL, Parlamento (dove prima ci andavano

solo gli eletti, ed ora li nominano i partiti con le liste

bloccate).

 

 

Dunque solo dopo aver sistemato la famiglia i

Governanti possono concentrarsi sull'elaborazione

del Grande Progetto di funzionalità della macchina

statale (che prima o poi dovrà essere presentato a

noi Guardiani e Artigiani), per trovare la soluzione

che permetta ai 3 milioni di precari e ai quasi 2

milioni di disoccupati di potersi finalmente collocare

all'interno di qualche categoria lavorativa.

 

 

Visto come il top dell'organizzazione, lo Stato

spartano idealizzato e delineato da Platone contiene

comunque delle possibili degenerazioni, ma di

queste noi attualmente non ci possiamo

preoccupare, considerato lo stato democratico (e

non aristocratico) in cui versa il nostro sistema.

 

L'attuale opposizione, infatti, non si esprime in

merito alla crisi finanziaria o alla degenerazione

sociale che sta attanagliando la Colonia Italia (forse

perché condivide il Progetto da portare in cantiere, o

forse perché ha altri familiari da sistemare…), ma

attacca il Capo del Governo sulla sua moralità persa

o mai acquisita, solo per il fatto che comunque deve

in qualche modo opporsi (che democrazia sarebbe

altrimenti?).

 

 

Ottimo argomento per distrarre l'opinione pubblica

dai grandi temi, perché non tutti noi facenti parte di

più basse classi sociali siamo a conoscenza del fatto

che anche i Governanti più colti hanno bisogno di

tempo per risollevare un Paese genuflesso.

 

La Minoranza parlamentare ce lo ricorda

continuamente, e noi siamo fiduciosi, come sempre,

che il Grande Progetto per risollevare lo Stato

dell'Italia esca finalmente dalle menti eccelse per

entrare definitivamente in cantiere.