Allegato:
Lettera a Paolo D'Arpini, Presidente del
Circolo
Vegetariano di Calcata
"Ciao caro Paolo,
se dovessimo cercare un Comune che non abbia
ancora fatto uno studio
di fattibilità o una conferenza
su un progetto di una centrale eolica,
stenteremmo a
trovarlo...
Persino il Comune di Tuscania l'anno scorso in
pompa magna annunciò
l'avvio di un progetto per la
creazione di un Parco Eolico nel suo
territorio.
E stiamo parlando di Tuscania, circondata da vincoli
e vincoli di
ogni tipo.
Certo è che se un'amministrazione volesse davvero
fare una centrale
eolica lo farebbe in barba ai vincoli
corrompendo qui e là i vari uffici
tecnici.
Lo hanno fatto e continuano a farlo in Sicilia,
Campania e Puglia,
dove sono stati devastati
paesaggi magnifici nell'indifferenza comune.
Fortunatamente - in questo caso - nel Lazio ci
abitano molte persone,
e molte di esse si dedicano
all'ambientalismo, quello vero però, quello
di chi si
sporca le gambe e le mani nei sentieri, assaporando
la
bellezza della natura e non l'ambientalismo falso di
chi parla
d'ambiente da dietro un PC o davanti alla
televisione, senza essere
nemmeno mai stato su un
sentiero.
Ebbene l'eolico - nei modi in cui si sta sviluppando -
è uno schiaffo
alla ragione:
ti prego davvero di
leggere i miei articoli sul mio blog
in merito (ho dedicato gli ultimi due anni della mia
vita a questo problema) e capirai i tanti motivi per
dire no a "questo" eolico.
Da "consulente per il risparmio energetico e le
energie rinnovabili"
riconosciuto dalla Regione Lazio
quale sono, mi permetto di dire la mia
su questa
spinosa questione.
Gli assunti da cui parto per dire no all'"eolico
selvaggio" sono
vari, ma cerco di riassumerteli al
volo:
1 non si può aiutare l'ambiente
devastandolo;
2 attualmente solo l'agricoltura
e il turismo possono
permettere uno sviluppo locale sostenibile ed
entrambi sono danneggiati dall'eolico;
3 oggi il problema più grave del
mondo - e quello che
sta alla base del maggiore consumo energetico e
quindi dei cambiamenti climatici - non è altro che il
consumo di
territorio:
e l'eolico produce proprio consumo del territorio.
Eppure l'eolico è in sé un'energia molto utile se usata
con la
logica.
Innanzitutto esistono altre forme di tecnologia eolica
meno
impattanti (minieolico e microeolico) di cui non
si parla mai perché le
grandi aziende che producono
le grandi pale debbono venderle.
In secondo luogo l'eolico non dovrebbe mai essere
promosso in aree
"sperdute" come spesso i sindaci
propongono, perché proprio quelle "aree
sperdute"
sono le porzioni di territorio di maggiore pregio!!!
Le torri eoliche potrebbero invece essere installate
- come già si
inizia a pensare da più parti - in siti già
altamente alterati dal punto
di vista ambientale e
paesaggistico, ad esempio a ridosso degli
insediamenti produttivi, i quali fra l'altro sono proprio
i maggiori "energivori",
e restando il fatto che
l'energia deve essere prodotta il più vicino
possibile
a dove viene consumata.
Tempo fa proposi in svariati articoli la realizzazione
di una "mappa
nazionale dei siti industriali ventosi".
Tale soluzione permetterebbe lo sviluppo sostenibile
dell'energia
eolica, limitando al minimo l'impatto
paesaggistico, contando anche che
pure nelle aree
industriali dovrebbero comunque essere evitate le
torri
alte 100 metri!
Le quali oggi vengono proposte qui e là perché
- ripeto - le
fabbriche le hanno già costruite e non
sanno più a chi venderle e
cercano qualche
amministrazione traffichina e qualche popolazione
rincoglionita per appioppargli questi impianti che
quasi più nessuno
vuole...
E non a caso nelle aree italiane in cui il paesaggio "si
vende" e
dove si vive di turismo, tipo l'arco alpino,
quasi tutte le regioni e
province hanno varato una
moratoria sull'eolico...
Chissà perché...
Tuttavia, rispetto all'eolico, di queste soluzioni
alternative non si
parla mai e non ce la faccio più a
ripetere le stesse cose perché si
tratta di cose
eclatanti ed evidenti, e se la gente non ci arriva
perché
è idiota non ci posso fare niente.
Non se ne parla perché da un lato gli industriali
italiani non
vogliono le pale affianco ai loro "bei"
capannoni, dall'altro perché i
terreni agricoli costano
molto meno... e poi l'opinione pubblica è
bombardata
da pubblicità deficienti che ti propongono delle belle
campagne punteggiate di torri eoliche, quasi fossero
un elemento
naturale:
un'immagine posta lì ad arte per iniziare a farci fare
confidenza con queste assurde mostruosità, simbolo
del Dio-Tecnologia
cui tutto si deve - pare -
sottomettere.
Per cui, anche culturalmente, il valore di un
paesaggio integro sta
decadendo del tutto e si
rischia che le popolazioni locali diventino
sempre più
favorevoli alla devastazione del proprio stesso
territorio
(che magari non conoscono più e di cui non
gli frega più niente).
E tornando all'Agro Falisco, chi conosce la
morfologia della zona
(anzi mi chiedo: ma chi la
conosce davvero?) e le caratteristiche di
questo
paesaggio converrà sul fatto che ovunque le pale
venissero
installate provocherebbero un impatto
devastante e sarebbero visibili da
decine e decine di
chilometri (le pale alte cento metri sono visibili
spesso anche da 100 km in territori pianeggianti).
Infatti l'Agro Falisco è formato da un susseguirsi di
altopiani
dolcemente ondulati interrotti da profondi
valloni (le "forre"):
ebbene
le pale verrebbero installate su uno di questi
altopiani, ma appare
chiaro a tutti come non ci siano
barriere naturali a "chiudere" alla
vista uno qualsiasi
di essi, per cui la centrale eolica sarebbe visibile
da
ogni punto dell'Agro Falisco.
Pensiamo ai danni che provocherebbe la centrale al
paesaggio stupendo
(e vincolato) che si gode sulla
Via Flaminia da Rignano a Civita
Castellana, ove lo
sguardo oggi può spaziare in ogni lato a perdita
d'occhio sulle magnifiche e dolcissime ondulazioni
falische.
Oppure al danno al paesaggio eccezionale che è
spesso visibile nelle
aree archeologiche dell'Agro
Falisco, ove fra castelli in rovina e
costruzioni pre-
romane i ruderi appaiono in splendida armonia con il
paesaggio agricolo e naturale, fatto di quei vasti
orizzonti che proprio
l'eolico finisce col distruggere.
Pensiamo poi a quelle giornate bellissime d'inverno
con la nebbia che
copre tutto l'agro da cui spunta
solo qualche vecchia quercia e la mole
solenne del
Soratte...
Paesaggi celebrati da Byron, Goethe e altri...
Pensiamo agli stessi panorami dal Soratte verso
l'Agro Falisco, con e
le sue immense distese di grano
e di pascoli...
Tutto ciò che oggi contraddistingue l'Agro Falisco, e
che lo rende
riconoscibile sia a chi ci abita sia ai
turisti, scomparirebbe
completamente, accecato
dalla visione di mostri roteanti alti 100 metri,
con
buona pace del turismo culturale che si stava
sviluppando e che
praticamente crollerebbe, e con
buona pace quindi di tutte le aziende
agrituristiche e
b&b che avevano investito centinaia di migliaia di
euro
in questo territorio e che non avrebbero più da
"vendere" il vecchio
paesaggio romantico del Soratte
ma una misera accozzaglia di pale
eoliche.
E in una zona così vicina a Roma, se decadesse
definitivamente il
turismo - e l'agricoltura stessa, che
oggi ha bisogno di un'immagine
vincente del proprio
territorio per imporsi sui mercati... - lo sapete
quale
sarebbe il suo destino?
Il cemento.
Sarebbe la morte dell'Agro Falisco, che dalla
prospettiva di un Parco
Regionale (o Nazionale) che
proteggesse uno dei paesaggi più romantici
al
mondo, decantato da artisti, letterati e viaggiatori,
diventerebbe un
triste deserto di pale eoliche,
elettrodotti (quelli nuovi che - accanto
a quelli già
esistenti - verrebbero costruiti assieme ad una
centrale
eolica), villette e capannoni.
Perché questo sarebbe il suo destino, non
prendiamoci in giro.
E chi dice il contrario se ne prenda le responsabilità
verso le
generazioni future cui - mi sembra - in troppi
vogliano togliere il
diritto sacrosanto di godere di un
territorio integro, come abbiamo
potuto fare noi.
Sicché mi pare necessario concludere che ci è a
favore dell'eolico in
ambiti rurali o naturali, e nella
fattispecie nell'Agro Falisco, non
vuole bene al
territorio ma concorre alla sua distruzione.
Si smascherino gli interessi occulti che sono dietro a
queste
operazioni e si avvii un nuovo modello di
sviluppo per le aree a
vocazione agricola a turistica,
come la Valle del Treja ed il resto
della Tuscia.
Un modello però basato sulla Ragione, non
sull'ignoranza o sulla
speculazione.
Luca Bellincioni"
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