A novembre del 2007 l'Istituto di Ricerca
sulle Acque
del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSA-CNR)
ha svolto
un'indagine sulla qualità delle risorse
idriche sotterranee nell'ampia
zona del Lazio che dal
confine della Toscana si estende fino al mar
Tirreno.
Ne è emerso un quadro che non deve essere
preso
sottogamba dalle istituzioni preposte alla salute
pubblica perché
se è vero che la concentrazione
limite tollerata di arsenico e di fluoro
nelle acque per
l'uso umano in base ad una direttiva europea sono
state ridotte da 50 a 10 microgrammi per l'arsenico e
mantenute a 1,5
milligrammi per il fluoro, è
altrettanto documentabile che nel 2003
un'Ordinanza
Regionale, fra l'altro scaduta ormai da tre anni, ha
elevato il valore minimo a 50 ug/l per l'arsenico e ha
portato il valore
massimo consentito del fluoro a
2,5 mg/l per permettere ai Comuni di
provvedere al
rientro dei valori.
I dati raccolti dai ricercatori
dell'IRSA-CNR riportano
indicazioni sulla presenza di arsenico pari a 15
microgrammi con un massimo di 130 ug/l, mentre i
fluoruri si riscontrano
in una concentrazione media
di 1,2 mg/l con dei picchi di 6 mg/l.
La presenza di sostanze chimiche di
origine naturale
è la causa principale che favorisce l'alterazione dei
valori, causa legata dunque alla specifica natura
delle rocce serbatoio delle acque sotterranee,
presenti in concentrazioni superiori ai limiti
previsti
dalla normativa.
Per quanto riguarda i Comuni di
Anguillara Sabazia e
Bracciano, il Dipartimento di Prevenzione, Area
Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN), della
ASL Roma F ha emesso
il 27 aprile un'ordinanza di
non potabilità riguardante cinque zone,
mentre
Trevignano Romano già dal 10 ottobre del 2008 ha
avuto il rinnovo della delega dalla Regione Lazio per
rientrare nei parametri di arsenico
e fluoruri, così
come Cerveteri l'ha avuta il 27 ottobre 2008 per
quattro dei dieci acquedotti presenti nella cittadina,
ovvero per Borgo San Martino, Ceri, via Doganale e
Cerveteri alta.
L'ARPA-Lazio ha trasmesso l'esito delle
analisi
chimiche effettuate su campioni di acqua prelevata
nel corso del
2009 nell'ambito del monitoraggio
effettuato dal SIAN F 2 F 3 nel Comune
di Anguillara
ed ha evidenziato la non conformità dell'acqua
nell'acquedotto Colle Sabazio (arsenico e fluoruri),
fontanella via Mola
Antica (arsenico, fluoruri e
manganese), acquedotto Ponton dell'Elce (arsenico
e fluoruri) e dell'acquedotto Pantane (ferro).
Anche l'acquedotto di Bracciano Lega e
Fiora
presenta dei valori alterati di arsenico e fluoruri.
La dottoressa Katelyne Guns, responsabile
del SIAN
di Bracciano ha precisato che
"i valori di arsenico
rilevati in
tutti i Comuni menzionati erano superiori ai
valori di parametro del D. Lgs. 31/01, ma molto
inferiori ai valori previsti dalla precedente
normativa
Dpr 235/88 e non necessitano di particolari
limitazioni d'uso
- a differenza dei fluoruri - il cui
valore di parametro concesso con
deroga (2,5 mg/l)
nel corso
del 2008 e 2009 è stato superato di poco".
In ragione della presenza di fluoro in eccesso
nelle
acque "viene
sconsigliato il consumo
alimentare
diretto e l'assunzione di compresse
di fluoro ai
bambini, mentre non sussiste alcuna limitazione per
l'uso domestico, compreso il lavaggio della
verdura e
la cottura degli alimenti".
La patata bollente ora è passata ai
Comuni che si
devono attivare per riportare i valori entro i parametri
dettati dalla normativa 31/01 con interventi strutturali
consistenti, quali possono essere il processo di
dearsenificazione, ovvero il
filtraggio dell'acqua
attraverso uno strato di idrossido di ferro
granulare
in serbatoi d'acciaio inox (filtri) per trattenere
l'arsenico,
oppure con la modifica alla rete per la
miscelazione della fonte il cui
elemento è in eccesso,
così come la totale sostituzione delle fonti
mediante
l'individuazione di nuove risorse.
E mentre le normative cambiano e le ordinanze
regionali scadono il
consumo di acqua minerale va
alla grande.
L'Italia è il primo Paese al mondo
nell'utilizzo di
questo prodotto (circa 200 litri annui a persona), ma
bere dalla bottiglia non sempre è la soluzione
migliore.
Per un anomalo sproloquio legislativo,
infatti, i limiti
di sostanze contaminanti sono più permissivi
rispetto
a quelli degli acquedotti e se non si leggono
bene i valori riportati
nell'etichetta (o non si conosce
quelli omessi dalla non obbligatorietà
dell'esposizione) si rischia di immettere nel nostro
corpo dosi di
sostanze nocive superiori di gran
lunga a quelle che escono dal
rubinetto di casa.
Anche l'acqua trattata con il processo
dell'osmosi
inversa presenta delle controindicazioni di una certa
rilevanza perché se da un lato viene purificata dagli
elementi tossici,
(che poi vengono immessi insieme
ad un gran quantitativo d'acqua
sprecata dentro i
fossi e verso il mare), dall'altro viene privata dei
sali
minerali essenziali al nostro organismo.
Dunque partendo dal principio di base che l'acqua è
un bene naturale e
comune, le istituzioni delegate
alla salute pubblica devono
inderogabilmente
attivarsi per fornire alla popolazione tutti gli
strumenti che favoriscono l'accesso ad un prodotto
consono alle
caratteristiche richieste dalle normative
vigenti. |