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Territorio mercoledì 29 aprile 2009 |
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Valori di arsenico, fluoruri, manganese e ferro troppo alti: ordinanza di non potabilità per alcuni acquedotti di Anguillara, Bracciano, Trevignano e Cerveteri |
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di Iris Novello |
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L'acqua - un bene naturale e comune troppo spesso scontato, in realtà a rischio e ad alto rischio |
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Se ne parla già da alcuni anni di eccesso di arsenico o fluoro nell'acqua destinata al consumo umano ma spesso sia per la mancata informazione, sia per l'interpretazione allarmistica del fenomeno molti dubbi hanno preso piede all'interno dei comitati cittadini e gruppi di lavoro sorti spontaneamente per chiedere chiarezza sull'argomento. |
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A novembre del 2007 l'Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSA-CNR) ha svolto un'indagine sulla qualità delle risorse idriche sotterranee nell'ampia zona del Lazio che dal confine della Toscana si estende fino al mar Tirreno.
Ne è emerso un quadro che non deve essere preso sottogamba dalle istituzioni preposte alla salute pubblica perché se è vero che la concentrazione limite tollerata di arsenico e di fluoro nelle acque per l'uso umano in base ad una direttiva europea sono state ridotte da 50 a 10 microgrammi per l'arsenico e mantenute a 1,5 milligrammi per il fluoro, è altrettanto documentabile che nel 2003 un'Ordinanza Regionale, fra l'altro scaduta ormai da tre anni, ha elevato il valore minimo a 50 ug/l per l'arsenico e ha portato il valore massimo consentito del fluoro a 2,5 mg/l per permettere ai Comuni di provvedere al rientro dei valori.
I dati raccolti dai ricercatori dell'IRSA-CNR riportano indicazioni sulla presenza di arsenico pari a 15 microgrammi con un massimo di 130 ug/l, mentre i fluoruri si riscontrano in una concentrazione media di 1,2 mg/l con dei picchi di 6 mg/l.
La presenza di sostanze chimiche di origine naturale è la causa principale che favorisce l'alterazione dei valori, causa legata dunque alla specifica natura delle rocce serbatoio delle acque sotterranee, presenti in concentrazioni superiori ai limiti previsti dalla normativa.
Per quanto riguarda i Comuni di Anguillara Sabazia e Bracciano, il Dipartimento di Prevenzione, Area Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN), della ASL Roma F ha emesso il 27 aprile un'ordinanza di non potabilità riguardante cinque zone, mentre Trevignano Romano già dal 10 ottobre del 2008 ha avuto il rinnovo della delega dalla Regione Lazio per rientrare nei parametri di arsenico e fluoruri, così come Cerveteri l'ha avuta il 27 ottobre 2008 per quattro dei dieci acquedotti presenti nella cittadina, ovvero per Borgo San Martino, Ceri, via Doganale e Cerveteri alta.
L'ARPA-Lazio ha trasmesso l'esito delle analisi chimiche effettuate su campioni di acqua prelevata nel corso del 2009 nell'ambito del monitoraggio effettuato dal SIAN F 2 F 3 nel Comune di Anguillara ed ha evidenziato la non conformità dell'acqua nell'acquedotto Colle Sabazio (arsenico e fluoruri), fontanella via Mola Antica (arsenico, fluoruri e manganese), acquedotto Ponton dell'Elce (arsenico e fluoruri) e dell'acquedotto Pantane (ferro).
Anche l'acquedotto di Bracciano Lega e Fiora presenta dei valori alterati di arsenico e fluoruri.
La dottoressa Katelyne Guns, responsabile del SIAN di Bracciano ha precisato che "i valori di arsenico rilevati in tutti i Comuni menzionati erano superiori ai valori di parametro del D. Lgs. 31/01, ma molto inferiori ai valori previsti dalla precedente normativa Dpr 235/88 e non necessitano di particolari limitazioni d'uso - a differenza dei fluoruri - il cui valore di parametro concesso con deroga (2,5 mg/l)
nel corso
del 2008 e 2009 è stato superato di poco".
acque "viene sconsigliato il consumo alimentare diretto e l'assunzione di compresse di fluoro ai bambini, mentre non sussiste alcuna limitazione per l'uso domestico, compreso il lavaggio della verdura e la cottura degli alimenti".
La patata bollente ora è passata ai Comuni che si devono attivare per riportare i valori entro i parametri dettati dalla normativa 31/01 con interventi strutturali consistenti, quali possono essere il processo di dearsenificazione, ovvero il filtraggio dell'acqua attraverso uno strato di idrossido di ferro granulare in serbatoi d'acciaio inox (filtri) per trattenere l'arsenico, oppure con la modifica alla rete per la miscelazione della fonte il cui elemento è in eccesso, così come la totale sostituzione delle fonti mediante l'individuazione di nuove risorse.
E mentre le normative cambiano e le ordinanze regionali scadono il consumo di acqua minerale va alla grande.
L'Italia è il primo Paese al mondo nell'utilizzo di questo prodotto (circa 200 litri annui a persona), ma bere dalla bottiglia non sempre è la soluzione migliore.
Per un anomalo sproloquio legislativo, infatti, i limiti di sostanze contaminanti sono più permissivi rispetto a quelli degli acquedotti e se non si leggono bene i valori riportati nell'etichetta (o non si conosce quelli omessi dalla non obbligatorietà dell'esposizione) si rischia di immettere nel nostro corpo dosi di sostanze nocive superiori di gran lunga a quelle che escono dal rubinetto di casa.
Anche l'acqua trattata con il processo dell'osmosi inversa presenta delle controindicazioni di una certa rilevanza perché se da un lato viene purificata dagli elementi tossici, (che poi vengono immessi insieme ad un gran quantitativo d'acqua sprecata dentro i fossi e verso il mare), dall'altro viene privata dei sali minerali essenziali al nostro organismo.
Dunque partendo dal principio di base che l'acqua è un bene naturale e comune, le istituzioni delegate alla salute pubblica devono inderogabilmente attivarsi per fornire alla popolazione tutti gli strumenti che favoriscono l'accesso ad un prodotto consono alle caratteristiche richieste dalle normative vigenti. |
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