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La società siamo noi

noi la storia e la nostra cultura

una cultura senza comparti né livelli

che o c'è o non c'è 

Noi i ragazzi

Massimo Perugini

Luciano Russo

Lo Scoutismo a Bracciano

Nella foto, a sinistra l'indimenticabile Don Alfredo Cesolini e, al centro, il "Grande Capo"

Pintus

Grazie alla ferrea memoria di Massimo

Perugini possiamo dare una completa

chiave di lettura della foto sopra:

"Davanti in prima fila, da sinistra:

Don Alfredo Cesolini,

l'energico ed orgoglioso partigiano

"DARC"

Marco Cucinotta

[Vice Capo Reparto],

Agostino Palumbo

Luciano Russo [Capo Squadriglia

"Falchi", due bande verdi sul taschino

sinistro, nastro omerale rosa e guidone

di squadriglia al piede]

Antonio "Antonino" Pintus

[Capo Reparto]

Ferdinando Perissi

Gianfranco Annesi

Massimo Perugini

[Vice Capo Squadriglia "Falchi"*,

una banda verticale sul taschino e, in

qualità di scout più anziano, la Fiamma

del Reparto alla spalla]

Don Orione,

giovane Assistente"

Dietro in seconda fila, sempre da

sinistra:

Angelo Cucinotta

Alfonso Rizzuto

Giuseppe "Pino" Gentili

Aldo Panunzi

Gabriele Cerroni

Ferruccio Pace."

* Nota della Redazione

Massimo lascerà di lì a poco la Squadriglia Falchi

per fondare la sua Squadriglia Nautica "Delfini"

Primi frammenti e schegge

Lettera di Capo Pintus ad Alfonso

La bella lettera del Capo Antonio Pintus spedita ad Alfonso Rizzuto dopo la conclusione

del campo estivo di quell'anno, datata "Val Fondillo", Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio

e Molise, "27-7-1962"

Da Val di Fondillo lì 27-7-62

Carissimo e indimenticabile Alfonso

La tua partenza con tutti gli altri compagni mi ha

lasciato turbato e alquanto spaesato, mi ero tanto

abituato alla vostra presenza che non riuscivo a

convincermi che non c'eravate più.

Purtroppo le cose belle passano subito... però, come

dice il canto dell'addio, 'ci rivedremo un dì'.

Grazie della tua bella e gradita letterina e dei graziosi

disegnini che mi hanno dato un tono di allegria.

Nel silente paesaggio di Val Fondillo sto

trascorrendo gli ultimi giorni sereni, la tintarella

continua con più ritmo.

Al nostro primo incontro ti farò la relazione dopo la

vostra partenza.

Sii buono, e ricorda tutti gli insegnamenti che io

indegnamente ti ho dato.

L'ubbidienza verso i tuoi genitori sia il primo dovere,

segue tutto l'altro 'seguendo la nostra legge'.

Prega per me, salutami i tuoi genitori e tutti i cari

Esploratori e Don Cesolini.

Ti abbraccio paternamente,

il tuo vecchio capo"

Ma si pensano e scrivono più cose così?

Sembra essere passato un secolo da allora... (beh, oltre mezzo di

sicuro!).

La Promessa Scout o "Giuramento"

di Luciano

La cosiddetta "Promessa Scout", allora da noi chiamata

"Giuramento", veniva pronunciata dopo un periodo di prova in cui

all'aspirante scout viene data l'opportunità di dimostrare nelle sue

parole, i suoi comportamenti e le sue azioni la propria idoneità e,

soprattutto, la forte volontà di appartenere al movimento,

rispettandone lo spirito e le regole.

È in pratica un impegno di fedeltà ai princìpî del movimento dello

Scoutismo, così come definiti dal suo fondatore Robert Baden-

Powell:

- il senso dell'onore innanzitutto

- quel dare sempre e comunque il meglio di sé in qualsiasi

situazione

- la piena, incondizionata disponibilità e generosità verso gli altri 

- il rispetto della vita, l'ambiente, gli animali e la persona umana 

- la fedeltà al proprio Paese e alla propria gente

- l'osservanza della "Legge Scout".

Negli anni questa promessa è stata più volte modificata ed

adattata dai vari movimenti per essere in linea non tanto con i

tempi, quanto principalmente gli scopi e la tendenza "ideologica"

di ciascuna associazione.

L'iniziale appartenenza del Movimento Scoutistico di Bracciano

Anni Cinquanta del secolo scorso, fondato com'è da un prete

- Don Alfredo Cesolini, tosto prete-partigiano, nome in codice

"DARC", cioè D[on] A[lfredo] R[everendo] C[esolini] - è quella

cattolica dell'ASCI - Associazione Scout Cattolici Italiani.

Da allora altre associazioni scoutistiche si formeranno in Italia: 

- l'AGESCI, Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani

- lo CNGEI, Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici

Italiani

- l'AIGSEC-FSE, Associazione Italiana Guide e Scout d'Europa

Cattolici

- l'AGES - Boy Scouts de Sardigna, Associazione Giovani

Esploratori Sardi

- l'AVSC, Associazione Veneta Scout Cattolici.

La Promessa Scout di Luciano Russo nelle mani del Capo Pintus

(sotto un ingrandimento rielaborato della foto originale)

Sempre secondo Massimo Perugini:

"Foto della promessa di Luciano Russo nella Chiesetta della

Misericordia.

In primo piano il Capo Antonio Pintus, dietro, a sinistra,

Gianfranco Annesi e Agostino Palumbo e, a destra, Massimo

Perugini.

Foto bellissima e intenso il momento!

Solitamente però la Promessa veniva recitata impugnando il

bastone della Fiamma e facendo il saluto scout al Capo Reparto."

"Con l'aiuto di Dio

prometto sul mio onore

di fare del mio meglio:

per compiere il mio dovere

verso Dio e verso la Patria

per aiutare il prossimo

in ogni circostanza

per osservare la Legge Scout."

"Mentre il gruppo intonava:"

"Dinanzi a voi m'impegno,

sul mio onor,

di esserne degno per Te,

o Signor.

La giusta e retta via

mostrami Tu

e la Promessa mia accogli,

o Gesù!

Fedele al tuo volere

sempre sarò,

di Patria il mio dovere

adempirò.

La giusta e retta via

mostrami Tu

e la Promessa mia accogli,

o Gesù!"

Il primo campeggio di Massimo

Massimo Perugini, ancora bambino, al campeggio del Luglio 1957 (la

foto "colorata" a mano dallo stesso Massimo con una biro blu...)

Stesso campeggio del 1957, con Massimo Perugini in posa per una foto ricordo insieme

a familiari ed amici in visita.

Da sinistra: Massimo, la Signora Gioia Bresciani-Barlesi, la mamma di Pietro Barlesi

(anche lui fra i partecipanti), la Signora Ida Marini-Perugini e Manuela, rispettivamente

la mamma e la sorella gemella di Massimo.

Una bella storia

e l'amicizia di una vita

Primissimi Anni Sessanta nella ancora bucolica Bracciano:

dopo essere cresciuti da "munellacci de 'r Doppoguerra", di strada

e di macchia, inimbrigliabili, "selvaticamente" vivaci, curiosissimi,

dalle mille risorse e dalle mille avventure, con tutta l'esuberante 

nostra voglia di vivere eccoci gettati a capofitto nell'adolescenza.

I primi voli umani nello spazio hanno acceso la nostra fantasia, si

progettano, costruiscono e testano "razzi nostrani", con pochi

mezzi, tanto entusiasmo e una sicurezza quasi nulla (noi "abituati"

a trattare residui bellici dispersi su tutto il territorio e agli incidenti

di cui di tanto in tanto rimangono purtroppo vittime nostri

coetani...).

Uno dei famosi razzi spaziali, con tanto di foto-ricordo del "lancio"...

molto suborbitale:

nel parziale ingrandimento, in piedi in alto da sinistra, Carlo Filippini

con la sua ragazza, Marco Perugini e Amedeo Paciotti, mentre sotto

accovacciati, a sinistra Alberto Panunzi e a destra Massimo Perugini.

Solo che all'improvviso da spavaldi mocciosi senza paura di

niente e di nessuno ci ritroviamo - "né carne né pesce" - a

brancolare per la prima volta, emotivamente insicuri esploratori di

"terrae incognitae", a lanciar su razzi in scala e non più fuochi

d'artificio per sfidare il cielo, ad emulare le prime conquiste dello

spazio, su questa terra però irrimediabilmente "bamboccioni", chi

cagnetto da punta chi da tartufo, tutti "alle prime armi" di fronte a

coetanee troppo rapidamente fiorite in giovani donne, noi così

eccitati e sconvolti da quei primi inebrianti "sentori di femmina"...

Ecco che Massimo (Perugini) - l'"Orso" - comincia a muoversi

sempre più frequentemente "a largo raggio" e risulta essere molto

sensibile alle magiche leggi di gravità del Pianeta Ronciglione:

c'è in particolare quel bocconcino di miele, un bocciolo, un amore

di giovinetta, tutta acqua e sapone, capelli biondo cenere, così

dolce, ma così dolce... 

Così Luciano (Russo) - il "Falco" - viene strumentalmente

arruolato a fargli da spalla, non tanto "pe' reggeije 'r moccolo" da

fedele scudiero à la Sancho Panza, quanto piuttosto come attivo

rimedio a compensare l'indescrivibile timidezza del Cavaliere

errante, quindi in qualità di eloquente  e persuasivo

"ambasciatore".

Non avremmo mai potuto immaginare allora che l'"Orso" avrebbe

avuto, contro ogni aspettativa, la sua Rosanna, a tutt'oggi

dialettica compagna di via, come neppure che il "Falco", fulmine

inaspettatissimo dal cielo, di lì a poco avrebbe spiccato il suo

volo ben oltre, a seguire una "chiamata" a missionario, sognando

quel di Rangoon, nell'allora Birmania.

Fatto sta che la vita separerà di molto e a lungo i due, il primo

verso una carriera di direttore di banca qui in Italia, alla fine

proprio nell'amata Tuscia Romana, l'altro "emigrato" sì, ma sotto

tutti gli aspetti "in tutt'altra direzione", nella all'epoca ancora

molto esotica Scandinavia "fuori continente", in una girandola di

disparate esperienze professionali - docente, amministratore

scolastico, sindacalista, consulente, imprenditore, finendo quale

improbabile dirigente nella grande industria multinazionale

di elettromedicina d'avanguardia...:

salda rimarrà la loro amicizia, quella semplice, vera e profonda,

che, inossidabile, maturerà e si rinsalderà  silenziosa e tenace per

oltre mezzo secolo e ancora oggi.

Quella lettera mai arrivata...

Scomparso da un bel po' l'amico del cuore, partito all'improvviso

per studiare in Nord-Italia in seminari tra Lombardia, Veneto e

Friuli-Venezia Giulia, Massimo riceve finalmente sue notizie, lo

pensa, ne prova nostalgia e decide di "scrivergli" (cosa che

all'epoca detesta!):

solo che quella lettera non verrà mai letta da Luciano, almeno non

prima dei nostri giorni, ritrovata per caso fra le carte personali del

padre morto venticinqu'anni prima!

Due paginette, battute a macchina e corrette a mano, su carta

"velina", spedite in una busta semplicemente indirizzata a "PIME

Milano":

Il timbro postale di avvio racconta che la lettera lascia Bracciano il

31 agosto 1962, diretta a Milano, raggiunge evidentemente,

nonostante in assenza di indirizzo stradale, la sede centrale del

P.I.M.E., ma non vi trova Luciano, da lì mandato dai Superiori in

Provincia, più precisamente a "Vigarolo di Borghetto Lodigiano,

Milano", dove viene reindirizzata, come da annotazione a mano

sulla busta.

Purtroppo a chi di Milano sfugge il significativo dettaglio che

Luciano nel frattempo abbia lasciato anche quel Seminario di

iniziazione, spedito a un alquanto "pionieristico" progetto umano

e religioso presso il nuovo centro di studi superiori ancora in

costruzione in quel di "Cervignano del Friuli, Udine", non lontano

dalla costa adriatica nel triangolo Palmanova-Monfalcone-

Aquileia.

Vuoi per pigrizia o forse per pura sbadatezza, qualcun altro a

Vigarolo - un certo "P.[adre] Wil" (?), senza stare né a domandare

né a domandarsi troppo, rispedirà ancora una volta la lettera

"destinatario non noto" all'allora indirizzo romano della famiglia di

Luciano, "Via Graziano 6, Roma" e con tanto di "Saluti":

il timbro di arrivo porta la data del 7 settembre.

Vogliasi però che a quel tempo i contatti tra figlio e genitori non

siano dei migliori, anzi proprio non esistano più, bruscamente e

burrascosamente interrotti dalla drastica svolta data dal ragazzo

alla sua vita, una scelta d'"espatrio" giudicata "tipica da Ariete",

del tutto incomprensibile, affatto digeribile e dunque apertamente

sgradita - "abbandono" della famiglia, degli amici, dei luoghi cari,

degli studi intrapresi, "fuga" dalle per diversi motivi pressanti e

contrastanti "aspettative", sia paterne da una parte che materne

dall'altra.

Chi avrebbe mai potuto immaginare allora...

Eppure siamo qui, oltre mezzo secolo dopo, il Massimo e il

Luciano di sempre, amici-fratelli leali da una vita per la vita.

Indubbiamente una gran bella storia, addirittura commovente, un

po' da libro Cuore se si pensa alla società d'oggi!

Storia "d'altri tempi"?

Un campeggio di Carlo

Una vecchia foto speditaci da Carlo Filippini dal lontano Brasile, una di quelle che

ti fa pensare con un pizzico d'inevitabile nostalgia a "bei tempi andati", con volti che

portano a ricordare persone care, forse scomparse, e ai tanti amichetti di prima

gioventù...

Riconosci qualcuno nella foto?

Due foto pubblicate da Massimo

Sopra Carlo Filippini con un gruppo di "Lupetti", tra cui Massimo Mondini, primo a

sinistra. 

Sotto una bella foto di gruppo a Piazza San Pietro, Roma:

da sinistra in piedi Massimo Perugini,  Ferdinando Perissi, "Uccio" Palumbo, Alberto

Annesi, Tonino Malerba, Mariani, Marco Cucinotta, Aristide Filippini, Aldo Panunzi,

Ferruccio Pace, "Falco Grigio", e accovacciati "Bisteccone" Cerrone, Nicolino Scanu,

Massimo Mondini...

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