Nella fabbrica, ormai in disuso da circa
due mesi,
tutti gli allarmi sonori sono disattivati, nonostante vi
si
conservino ancora 63 tonnellate di isocianato di
metile ed inoltre in
vasche a temperatura ambiente
invece che a zero gradi centigradi,
violando ogni
norma di sicurezza:
personale non specializzato, degrado
dell'impianto,
incontrollata fuoriuscita d'acqua e l'isocianato di
metile raggiunge lo stato gassoso.
Un'esplosione termica trasforma 42
tonnellate di
isocianato di metile liquido in un vortice gassoso la
cui
pressione aumenta fino a creare un geyser
altissimo, il quale con
il vento raggiunge
rapidamente le bidonville dei quartieri più
poveri
della città, mutandosi con la pioggia in acido
isocianico.
Le strade si riempiono di senzatetto con
polmoni ed
occhi in fiamme, in preda a spasmi atroci, gli
ospedali si
riempiono di migliaia di persone ormai
cieche, che soffocano e vomitano,
agonizzanti,
davanti a medici impotenti senza un antidoto, perchè
i
tecnici della Union Carbide continuano a tacere la
composizione della
nube tossica... per motivi di
concorrenza!
Appena passata la mezzanotte muoiono così di
colpo le prime 3.787
persone, ma 72 ore dopo si
parla già di 8-10.000 morti, cifra mai
ufficiale
comunque salita oggi a circa 25-30.000 e, secondo
fonti
attendibili, addirittura a 35.000 (!):
da allora fra 150.000 e 600.000
(!) gli ammalati
registrati, avvelenati per intossicamento, in modo
irreversibile, moltissimi tra loro i bambini nati con
gravi
malformazioni.
Nonostante a fine 2004 la contaminazione
sia ancora
attiva e continui a mietere vittime
tra la popolazione
locale, nonostante acqua e terra siano ancora oggi
documentatamente inquinate, nessuno dei
responsabili morali e/o
materiali della strage viene
mai condannato:
non Warren Anderson,
Presidente della Union
Carbide, nessuno dei vertici della Union Carbide
Eastern Inc. o della Union Carbide India Limited,
anzi...
Le pressioni politiche di Washington
inducono il
Governo Indiano - il quale, riesaminato nel 1991
l'"accordo"
raggiunto due anni prima fra la Union
Carbide e le famiglie delle
vittime, aspetta fino al
2004 prima di spiccare mandati di arresto nei
confronti di Anderson e di altri diciannove
responsabili chiedendone
l'estradizione agli Stati
Uniti, istanza tra l'altro negata - a
derubricare alla
fine l'accusa da "omicidio" di massa e "strage" a
penalmente trascurabile "negligenza"!
Poi tra il 1999 ed il 2001 tutte le
azioni in circolazione
della Union Carbide - la quale aveva iniziato la
produzione di pesticidi a Bhopal nel 1980 al motto di
Safety First,
"La sicurezza prima di tutto" (!?) -
vengono acquisite da un'altra
multinazionale
nordamericana, la Dow Chemical - la quale apre oggi
il
suo portale web con A Growing World Brings
Growing
Responsibility, "Un mondo che cresce
comporta una crescente
responsabilità" (?!).
Alla faccia di questi slogan
tristemente vuoti, la Dow
dichiara apertamente di non intendere nel modo
più
assoluto accollarsi alcune delle "presunte"
responsabilità della
Union Carbide riguardo alla
strage:
"presunte" perché di fatto né la
Union Carbide né,
tanto meno, la Dow hanno mai ad oggi subito un
solo
processo - i vertici della Union Carbide,
convocati davanti a tribunali
indiani, non si sono
mai presentati.
Il cosiddetto "risarcimento" alle
famiglie colpite
rimane quindi una criminale e cinica beffa:
un accordo
extra-giudiziale per un totale di 470
milioni di dollari, somma una
tantum che per le
famiglie "risarcite" significa in pratica poco più
di
mille dollari ciascuna per tutti i 25 anni passati - il
che, riportato
nella quotidianità della loro vita di
decimati, sopravvissuti e, per
generazioni a venire,
appestati, dà l'indecorosa somma di 11 centesimi di
dollaro americano per giorno a famiglia!
Vergogna!!!
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