Nelle favole.
Perché la realtà è ben diversa, come
sottolinea il
giornalista statunitense Webster Griffin Tarpley, che
si è
occupato di terrorismo internazionale e dell'11
settembre, criticando
Obama, Prescott Bush, Bush
padre e il narcotraffico, gestito - a sua
detta - dalla
CIA.
Tarpley, grande critico di Obama, è colui
che ha
pubblicato nel 2008 le opere Obama.
The Postmodern Coup e Obama: The
Unauthorized
Biography.
Seguendo un metodo che lo conduce fino
agli anni
della formazione del Presidente degli USA, il
giornalista
americano ha scoperto che Obama si è
laureato con lo stratega "russofobo" Zbigniew
Brzezinski.
Quest'ultimo è stato consigliere militare del
Presidente Carter e si è
vantato, in un'intervista al
"Nouvelle Observateur" del 15-21
gennaio 1998, di
aver creato, finanziando i militanti islamisti, la
"trappola afgana", un "Vietnam afgano" in funzione
antisovietica.
Obama ha espresso pubblicamente fiducia e
stima
nei confronti di Brzezinski nel marzo 2008.
Proseguendo con la critica, l'implacabile Tarpley
accusa il nostro
afroamericano di essere immerso in
ambienti politico-economici corrotti,
nonché di
essere condizionato fortemente dalla Trilateral
Commission
(Commissione Trilaterale),
un'organizzazione fondata il 23 giugno
del 1973 per
iniziativa di David Rockefeller, Presidente della
Chase
Manhattan Bank, e di altri dirigenti del
Gruppo Bilderberg e del
Council on Foreign
Relations, tra cui Henry Kissinger e Zbigniew
Brzezinski.
Tarpley arriva a sostenere che vi siano nella
"obamania" giovanile e
nell'impostazione retorica
(ricordate gli slogan "yes, we can" o
"change"?) di
Obama forti analogie con la nascita del fascismo
italiano.
A supporto di questa tesi, il giornalista
americano
pone l'accento sul disastrato contesto socio-
economico
statunitense, già privato di libertà
fondamentali con il Patriot Act.
Una ipotesi, quella di Tarpley, che sembra
prospettare per gli USA il rischio di un semi-
autoritarismo "fascista"
retto dal carisma
dell'afroamericano.
Tale situazione potrebbe poi gettare le basi di un
progetto volto a
creare un conflitto militare tra Cina e
Russia.
Ciò si potrebbe verificare se Obama
riuscisse a
estromettere i Cinesi dal progetto di egemonizzare le
risorse petrolifere africane.
Il che appare quantomeno probabile, se non
altro per
via delle origini africane del Presidente degli Stati
Uniti.
A questo punto - prosegue Tarpley - i
Cinesi
dovrebbero concentrare le loro attenzioni soprattutto
sulla
Siberia, contribuendo ad accrescere la tensione
tra i due Paesi.
Forte del sostegno del già citato
Brzezinski, Obama
potrebbe contare su di lui per "innescare" il
conflitto
attraverso operazioni militari e insurrezionaliste
clandestine,
peraltro già realizzate con successo
nella guerra URSS-Afghanistan degli
anni Ottanta.
Guerra che, come sappiamo, ebbe un ruolo
determinante nel seguente crollo sovietico.
Ma non c'è soltanto Webster Tarpley a sconfessare
l'angelico volto di
Obama, potente emissario della
divinità Cambiamento.
A distruggere il falso mito
dell'afroamericano ci
pensano i fatti e i documenti che attestano le
menzogne del Presidente degli USA.
Una di queste menzogne è senza dubbio quella che
riguarda il pericoloso
(per la Casa Bianca, certo)
affare delle foto horror del Carcere
iracheno di Abu
Ghraib che il nostro afroamericano aveva promesso
di
pubblicare (lo aveva dichiarato in aprile) e che
invece ha in seguito
categoricamente censurato.
Le foto, che sono riuscite a "emergere"
grazie al
fondamentale contributo di internet, mostrano
"un
soldato USA che stupra una detenuta, un
interprete
che violenta un prigioniero, abusi
sessuali sui
prigionieri realizzati con un manganello,
del filo
metallico, un tubo fosforescente;
e ancora una donna a cui vengono
strappati via gli
abiti perché mostri il seno" (fonte TGCOM).
Le foto fanno parte di un'inchiesta
condotta dal
Generale americano Antonio Taguba, oggi in
congedo, che
documentò le violenze all'interno del
carcere.
Pare evidente che Obama sia stato sottoposto alle
pressioni dei vertici
militari, tanto da spingerlo a
cambiare idea circa l'opportunità di
pubblicare le
foto in questione.
Alla faccia della pace, dell'onestà e della
coerenza.
Ma le tegole destinate a colpire la testa di Obama
non finiscono certo
qui:
l'articolo Wow, Obama è più bello che pacifico, a
firma di
Christian Rocca, pubblicato il 10 ottobre su
Il Foglio di Giuliano
Ferrara, è una vera e propria
rivelazione per coloro che considerano
Obama un
eroe, ma semplicemente una conferma per gli
"addetti ai lavori"
che vanno oltre il delirio mediatico
mistificatorio e buonista.
Nel pezzo di Rocca, si legge, nell'ordine,
che il
nostro afroamericano ha "raddoppiato il
contingente
militare in Afghanistan rispetto agli
anni di Bush" e
che sta pensando di
"mandare altri 40.000 uomini".
Del resto, è una "guerra giusta",
come l'ha definita lui
stesso.
Ma non ci sono solo finanziamenti e aumenti di
truppe nel "palmares"
obamiano;
sappiamo che il Presidente USA ha anche ordinato
42
bombardamenti sui villaggi tribali del Pakistan,
uccidendo 460 persone.
Dando poi uno sguardo al passato di Obama,
quando ancora era Senatore,
Rocca ci informa che,
anche in questo contesto, l'erede di Bush non si è
comportato in modo conforme al pacifismo.
"Nel maggio 2005 ha votato a favore del
finanziamento da 82 miliardi di dollari
per la guerra,
così come nel giugno 2006, quando ha
approvato la
richiesta di Bush di 94 miliardi e mezzo
di dollari".
"Stesso voto" - prosegue Rocca -
"alla richiesta del
settembre 2006 di finanziare le attività del Pentagono
con 448 miliardi di dollari, compresi 70 per le
operazioni militari in Iraq e Afghanistan".
"Nell'aprile del 2007 ha dato l'OK ad
altri 90 miliardi".
E ancora, impietosamente:
"Nel dicembre 2007 ha preferito
astenersi dal voto.
Nel 2008, Obama ha detto ancora
'sì' alla guerra e alla
legge speciale del Senato che affidava ai
militari altri
162 miliardi di dollari".
E Guantanamo?
"Ancora aperto".
E il Carcere di Bagram, in Afghanistan,
dove
finiscono i terroristi?
"Apertissimo, anzi, Obama ne ha ordinato
l'ampliamento".
Obama interpreta a modo suo anche la "sicurezza":
"Il Patriot Act, che aveva fatto gridare
allo stato di
polizia, è pronto per essere rinnovato,
su esplicita
richiesta di Obama".
Lo stesso New York Times, il 24 settembre
2009,
arriva a dire che "la spina dorsale della
politica
americana espressa da Obama resta simile
a quella
dell'Amministrazione Bush".
Sempre a proposito di pace, "il Pentagono
sta
intensificando la produzione delle
speciali bombe
anti-bunker" destinate a essere
usate contro i siti
nucleari iraniani.
E, "dulcis" in fundo, per non scontentare
il colosso
cinese, Obama si è rifiutato di incontrare un suo
"collega"
Nobel per la Pace, il Dalai Lama.
E Nobel sia!
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