Poco meno di 30 artisti che esponevano.
Una novantina circa di opere e una trentina di
sculture tutte da
ammirare.
Questi i numeri vincenti della mostra, alla sua
seconda edizione, che ha
visto dieci espositori in
più rispetto allo scorso anno, come ci
racconta il
Presidente dell'Associazione TUA, Paolo D'Attilio,
che ci
spiega come l'idea dell'esposizione sia nata lo
scorso anno su proposta
di alcuni artisti che poi,
tramite il passaparola, hanno "allargato" il
cerchio di
partecipazione e adesione all'iniziativa.
Per questo, conclude D'Attilio:
"Dato il riscontro che ha presso la popolazione vale
la pena
replicarla il prossimo anno.
Il periodo migliore è questo estivo, altrimenti non si
avrebbe lo
stesso risultato".
Quindi la certezza del rinnovato appuntamento con
la mostra anche nel
2010 c'è, in dubbio ancora il
luogo che la ospiterà.
Si era pensato, infatti, anche al Convento come
cornice per una
manifestazione artistica coś
importante, per la valorizzazione di
talenti locali e del
territorio stesso, ma si sta ancora valutando se
non
sia un po' "fuori mano".
Un plauso, dunque, al grande lavoro organizzativo, e
volontario, svolto,
che ha portato artisti non solo
Oriolesi (ma anche di Bassano, Canale,
Manziana e
Trevignano) qui a via S. Anna.
Artisti di tutte le età, professionisti del settore e non,
che hanno
toccato varie tematiche, con diverse
tecniche e diffuso i messaggi più
svariati.
Ad esempio Maria Grazia Apostoli, di Manziana, ha
scelto di
rappresentare boschi, la natura, i fiori,
paesaggi locali come
l'acquedotto di Canale o le
rovine di Monterano, ad acquerello, perché
le danno,
specialmente in autunno, un'emozione che prova
trasmettere
alla gente con le sue opere, con cui, ci
rivela, vuole dare un messaggio
di pace e amore.
Soprattutto, peṛ, le fa piacere "sentire i pareri della
gente tra
cui spesso ritorna l'idea che i miei quadri
danno serenità:
la cosa mi sorprende dato che sono un
tipo agitato".
Soddisfazione in più, poiché la sua è una passione
coltivata nel tempo
libero.
Per lei l'appuntamento ora è, dal 17 al 27, alla Sala
delle Esposizioni
a Piazza Tubingen a Canale.
C'è sempre una via d'uscita è invece il messaggio di
una più giovane
Sara Mangione.
Stessa tecnica, ma tinte più decise, per una
"ricerca
di qualcosa di particolare della
personalità".
Nella scultura, invece, ritroviamo l'amore al
femminile di Marina
Bernardini, che lavora l'argilla al
minimo dettaglio "perché è quella
che mi permette la
massima espressione dell'anima"
nel senso più
vasto del termine, anche se nasce come pittrice.
Niente tornio, peṛ, tiene a precisare.
Oppure l'interpretazione delle cose quotidiane e più
banali, anche
semplici sassi della strada (i suoi
"I sassi illuminati"), che dà la
luce, di Mariano Pizzi.
Luce che è "modo di interpretare la vita",
che si pụ
misurare
(con i meridiani, in "La luce divisa");
la luce della consapevolezza
(che si nasce, cambia e
si muore, che il mito de "L'eterna giovinezza"
della
sua opera è una chimera), della conoscenza di noi
stessi, di stati
d'animo che ritornano all'improvviso
come dei flash dalla nostra
memoria.
La luce della ricerca del senso compiuto interiore di
ognuno di noi.
E seguire una progettualità è sempre quello che fa
Pizzi, che vede nella
mostra la possibilità di rendere
"interpretabili e leggibili"
le
sue opere che altrimenti
possono sembrare "scollegate e senza
senso".
E, a proposito di progetti futuri, ecco che lo scultore
porterà le sue
opere anche a Trevignano a fine mese
e, probabilmente, a Capranica, per
un viaggio che
continuerà per tutto settembre.
E magari più lontano "per conoscere altre
persone
che mi possano dare qualcosa".
Comunque vuole sottolineare come per lui un artista
oggi
debba essere poliedrico e accostare diverse
forme d'arte.
E sicuramente è qui l'insegnamento più grande della
mostra:
non esiste
lo scultore, il pittore o altro, ma solo
l'Artista.
L'universalità, soprattutto delle tematiche, è
tangibile, infatti, anche
a livello locale.
Ed è proprio nel contributo personale di ogni artista,
che sta la vera
ricchezza per il territorio locale.
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