L'evento sismico, che
per fortuna è stato pari a
magnitudo 2 e non ha provocato danni alle
persone,
ricorda tuttavia gli effetti del terremoto dell'Irpinia del
23
novembre del 1980 che diciotto anni dopo
l'accensione della Centrale del
Garigliano porṭ
l'attenzione sul potenziale rischio sismico dell'area
dei monti Aurunci.
L'individuazione
negli anni '50 del sito del Garigliano
è dunque precedente alla
'consapevolezza di rischio
sismico' sopravvenuta successivamente, ed in
effetti
la Centrale del Garigliano cesṣ definitivamente la
sua attività
poco dopo il terremoto dell'Irpinia, e cioè
il 1 marzo del 1982, quindi
non per effetto del
referendum anti-nucleare, che fu celebrato cinque
anni dopo, nel 1987.
Per questi motivi
credo che, essendo mutate le
condizioni oggettive, la eventuale
collocazione di un
nuovo impianto nucleare nel sito dismesso del
Garigliano non possa essere decisa solo in base al
criterio di
riutilizzo dei vecchi siti, ma vada
sottoposta al riscontro con le
normative di garanzia
vigenti che sono successive all'apertura dei
vecchi
siti, a cominciare dal Dpr 185 del 13 febbraio 1964
che ancora
oggi definisce le condizioni per il nulla
osta alla costruzione di
impianti nucleari per uso
civile.
Non va inoltre
dimenticato che, pur essendo le
tecnologie attuali capaci di garantire
maggiore
sicurezza, i più moderni impianti civili oggi in
funzione hanno
potenza pari a 1000 – 1600 MW
[megawatt],
dieci volte maggiore dei 160 MW della
primitiva
centrale nucleare del Garigliano." |