"Guo Jiyong, il figlio di Zhang Aihua, era a
Zhengzhou per vendere
spuntini e portare i
portapranzo ai cantieri edili.
Tre uomini lo hanno accostato, gli hanno coperto la
bocca e l'hanno
messo in un sacco, gettato nel retro
di un camion e venduto a una
fabbrica di mattoni…
[I rapitori]
vendono una persona a 300 yuan
[ circa
30 euro].
Rapiscono anche 7-8 persone al giorno."
Wang Changyi, contadino dell'Henan cui hanno
rapito il figlio, racconta
all'Agenzia Radio Free Asia
come sia fiorente in Cina il traffico di
schiavi.
E come nulla sia cambiato dopo lo scandalo esploso
nel giugno 2007 per
l'uso di schiavi nelle fabbriche
di mattoni nello Shanxi e nell'Henan.
Guo è stato costretto a lavorare per due anni e
mezzo in una fabbrica
illegale di mattoni a Nanyang.
Ha visto pestare a morte chi tentava la fuga.
Poi una notte è fuggito, con due compagni.
I sorveglianti hanno ripreso e ucciso gli altri due.
Lui è riuscito a tornare a casa.
Racconta che i sorveglianti li picchiavano spesso, al
punto che per la
paura nemmeno cercavano di
parlare con chi veniva nella fabbrica a
cercare notizie
di altri ragazzi.
Liu Wenjie, 15 anni, pure figlio di contadini, è stato
liberato da una
fabbrica di mattoni a Kaifeng
[Henan].
Spiega che "se lavoravi tutto il giorno, non ti
picchiavano.
Dovevi iniziare la mattina appena
sveglio, fermarti
solo per il pranzo e continuare il lavoro
fino a notte
fonda".
Wang dice che centinaia di bambini sono stati rapiti
in città come
Zhengzhou, caotici punti di raccordo di
ferrovie e pullman.
Nel giugno 2007 esplose lo scandalo di centinaia di
persone trovate
schiave nelle fabbriche di mattoni in
Shanxi, Henan e altrove, costretti
a lavorare tutto il
giorno senza paga e con scarso cibo, pestati a
sangue per ogni motivo.
Allora sono intervenute le massime Autorità, i media
ufficiali hanno
parlato di oltre 55mila poliziotti
impegnati a ispezionare migliaia di
fabbriche,
liberando quasi 600 "schiavi", tra cui molti minori e
infermi
mentali.
Sono state arrestate centinaia di persone e celebrati
processi con
condanne esemplari.
Ma poi nulla è cambiato.
Oggi i genitori lamentano l'indifferenza della polizia,
che non cerca i
figli e talvolta non interviene
nemmeno quando la chiamano per
controllare una
fabbrica:
come è successo a Miao Lisong che aveva
scoperto
una fabbrica illegale a Yongji.
I genitori si riuniscono in gruppi e iniziano a cercare
i figli nelle
molte fabbriche illegali del Paese.
Wang e la moglie non si arrendono.
Dice che "noi abbiamo un solo figlio.
Non possiamo averne un altro, perché mia moglie è
stata sterilizzata.
Lo cercheremo per tutta la vita".
"Made in China" è l'attività di sensibilizzazione nata
dalla
collaborazione della Laogai Foundation Italia
(vedi
Cosa sono i "Laogai"?)
e dell'Associazione
La Torre.
Per saperne di più visita
volentieri i siti:
www.laogai.it
www.associazionelatorre.com. |